curiosità stroriche padovane  1°

PADRE MICHELANGELO CARMELI
(1706-1766) e la sua biblioteca

Nato a Cittadella il 27 settembre del 1706, fu uno dei più prestigiosi e rappresentativi  religiosi del convento di San Francesco. Avviato agli studi da alcuni sacerdoti, fin dall’infanzia diede prova delle sue capacità tanto che a dodici anni compose il suo primo applaudito sonetto. Nel  1723 fu accolto tra i frati minori osservanti nel convento di Verona, e vestì l’abito talare nel convento di Motta di Livenza, assumendo il nome di Michelangelo.  Si dedicò allo studio della Filosofia e trasferito a Padova quello della Teologia. Si recò a Roma per insegnare Teologia ma anche per  studiare il greco, l’ebraico ed avere rapporti con grecisti e i rabbini del ghetto.  Ricchissimo grazie al suo lavoro ( ebbe la cattedra di Greco, Ebraico e altre lingue orientali all’Università di Padova) ed anche per lasciti e donazioni di amici ed ammiratori, riuscì a far avviare i lavori per la costruzione di una nuova biblioteca ed il restauro di alcuni vani del convento. Può destare meraviglia che un frate francescano, tenuto al voto di povertà, potesse disporre di considerevoli somme di denaro con cui effettuare in autonomia la costruzione, la decorazione, l’arredamento e le dotazioni librarie della sua biblioteca oltre alla manutenzione ed il restauro di opere d’arte del convento e della chiesa di San Francesco. Il Carmeli riuscì nel suo progetto, aggirando gli ostacoli , grazie all’aiuto di amici estimatori come il potente procuratore di San Marco e futuro doge Marco Foscarini. Fin dall’origine il Carmeli progettò la sua biblioteca come un luogo culturale aperto  a tutti, religiosi e laici e a chiunque avesse bisogno di libri per approfondire le proprie conoscenze. Tutto questo comportò una certa presa di distanza dalla sua persona e dai suoi progetti dei confratelli che vedevano in lui  accrescere un’ambizione smodata, al fine di mettere in luce la sua persona e non la passione per la lettura. La carica infatti di definitore generale non gli verrà affidata come egli si aspettava e alla sua morte si vociferò che fosse stato avvelenato.  A lavori iniziati, nel 1758  chiese un intervento economico ai Riformatori dello studio di Padova e grazie  alla protezione di costoro  la biblioteca riuscì ad essere svincolata dalla proprietà privata e divenire un bene pubblico.

Il Carmeli dette il via alla costruzione della “sua” biblioteca nel 1753 su progetto dell’arch. Veneziano Andrea  Camerata propostogli dall’amico, il procuratore Marco Foscarini. Il progetto prevedeva l’erezione ex novo di una vasta aula rettangolare al primo piano in cui collocare la libreria ed al piano inferiore un porticato ed alcuni locali ad abitazione dei Carmeli. Il pavimento in terrazzo alla veneziana ed i muri perimetrali erano già eretti nel 1755 come dimostra la data e la scritta “P.M.C.”. Le scaffalature lignee suddivise in due piani (con ballatoio sul secondo) chiuse nel davanti con doppie ante di ferro intervallate da lesene doriche, ricoprono le pareti dal pavimento al soffitto, tranne che per  l’interruzione delle finestre.

L’apparato pittorico ideato dal Carmeli stesso, opera del pittore veronese Giuseppe le Gru e del quadraturista Innocenzo Ceppi, è un’allegoria delle  Scienze (Retorica,Matematica,Etica,Poesia, Grammatica ecc.) e nelle quattro lunette degli angoli in fattezza di putti: l’Architettura,la Pittura, la Musica e la Scultura.

L’affresco del soffitto, secondo lo spirito illuminista, vuole esaltare la Sapienza senza distinzione tra  sacro e profano. Una scritta in greco appare curiosa: BEVI O VATTENE, chiaro monito ai frequentatori della sala!

Nelle quattro nicchie della biblioteca il Carmeli fece collocare i busti in gesso patinati a finto bronzo di Mosè,Omero, Cicerone e Dante  .Alla morte del Carmeli, avvenuta il 15 dicembre 1766 nel suo convento di San Francesco e ivi sepolto nella tomba comune dei religiosi, le dotazioni  della sala  furono ritenute di pertinenza dell’Università patavina.  A seguito dell’editto napoleonico,  in questo luogo furono conservati anche i libri del soppresso monastero di Santa Giustina e del convento di San’Anna. Dopo la morte del Carmeli ed un lungo contenzioso col Demanio, nel 1871 si ritiene che tutti i libri in essa contenuti, una stima approssimativa di 60.000 volumi,  erano già stati tutti trasferiti; la  maggior parte andò all’Università, mentre i doppioni  vennero distribuiti nelle varie scuole ( il direttore del liceo Titio Livio potè asportarne 792), molti altri venduti all’asta.

Dal 1871 fu l’amministrazione comunale a provvedere alla manutenzione della Carmeli, con interventi di manutenzione e consolidamento nell’anno 1927, 1978, 1986, tanto che la sala fu  utilizzata come aula magna dell’istituto Magistrale, sala conferenze ,concerti e proiezioni cinematografiche. Nel 1995 durante un temporale,un fulmine si abbattè sulla biblioteca provocando un corto circuito e un incendio che provocò molti danni all’arredo ligneo e alle parti pittoriche, che furono annerite dal fumo.

DAL  2011, col contributo finanziario della Provincia di Padova e della Fondazione Cassa di Risparmio di PD/RO e con l’interessamento del dirigente scolastico prof.Alberto Danieli,  la sala è stata restaurata  secondo un pregevole progetto  del Settore edilizia monumentale del Comune e restituita alla comunità padovana.
(liberamente tratto da  “L’Istituto Magistrale statale – Amedeo di Savoia duca d’Aosta di Padova” di Mario Poppi- ed.2012)

(Marialuisa Basilicata)
      
      

PADRE MICHELANGELO CARMELI
PADRE MICHELANGELO CARMELI
PADRE MICHELANGELO CARMELI
PADRE MICHELANGELO CARMELI
PDF
 
TORNA TORNA